CONTROLLARE IL CELLULARE DEI FIGLI: ECCO LE APP CHE FUNZIONANO
Stai cercando le migliori app per controllare il cellulare dei tuoi figli? In questo articolo troverai una guida completa sulle più performanti.
Il controllo del cellulare dei figli oggi si presenta come un’operazione indispensabile, soprattutto se hai a cuore la loro sicurezza e desideri proteggerli dai rischi.
Queste app sono infatti dotate di una serie di funzioni molto utili, come ad esempio la geofence, che ti avvisa se e quando il ragazzo esce da una determinata zona, sfruttando il GPS del suo telefono. Sicuramente saprai già che l’adolescenza è un momento molto particolare, e che i ragazzi tendono a fare i ribelli e ad agire di testa propria, magari frequentando le persone sbagliate.
Con una applicazione ad hoc, però, potrai sempre monitorarli.
LE MIGLIORI APP PER CONTROLLARE IL CELLULARE DEI FIGLI
- MSPY
MSpy può essere considerata come la regina delle app spia, di conseguenza si tratta di una delle opzioni più scaricate in assoluto. Se desideri controllare la posizione del cellulare dei tuoi figli, questo piccolo prodigio potrebbe fare proprio al caso tuo. Cos’è e come funziona MSpy?
Si parla di un applicativo ricco di funzioni, come la possibilità di controllare la posizione del cellulare tramite le coordinate GPS. In sintesi, potrai ricevere un messaggio con queste ultime, così da sapere sempre dove si trova il ragazzo.
In realtà le funzioni disponibili sono decisamente più numerose, e svariano dal controllo dei messaggi inviati e ricevuti su app come WhatsApp, allo studio delle conversazioni su Messenger. Inoltre, potrai visionare tutti i file multimediali presenti su quel telefono, il che include anche le foto, i messaggi audio e ovviamente i video.
Non si finisce qui, perché MSpy consente di consultare anche il registro delle chiamate inviate e ricevute, e di farlo da remoto, dunque comodamente seduto sulla poltrona di casa.
- FLEXISPY
Fra le migliori app per controllare il cellulare dei figli troviamo anche FlexiSpy, la cui qualità eguaglia quella di MSpy. Anche le funzioni a tua disposizione sono tutto sommato simili, di conseguenza potrai usarla per controllare i registri delle chiamate e i messaggi. Ma questo applicativo nasconde moltissime sorprese, uniche nel loro genere.
Potrai ad esempio usarlo trasformando lo smartphone in una sorta di microspia, dunque per captare i suoni ambientali sfruttando il microfono integrato del dispositivo. Per farlo ti basta selezionare dal tuo pannello di controllo l’opzione FlexiSpy.
Si tratta di una delle pochissime applicazioni che ti permette questa forma di controllo, e inoltre potrai ascoltare e registrare persino le telefonate. In questo modo saprai sempre con chi comunica tuo figlio, e quali sono i contenuti delle sue conversazioni.
Si tratta di un’opzione molto preziosa per capire se si sta mettendo in qualche pasticcio, o per proteggere la sua privacy. In secondo luogo, FlexiSpy è compatibile con tutti i sistemi operativi più diffusi, da iOS fino ad arrivare ad Android.
- IKEYMONITOR
Il terzetto di testa viene chiuso da IkeyMonitor, un’altra app fondamentale se ti stai chiedendo come controllare la posizione del cellulare dei tuoi figli. Di cosa si tratta?
Condivide molte delle caratteristiche già analizzate in precedenza, come nel caso del monitoraggio delle chat del ragazzo su WhatsApp e Facebook, insieme alla registrazione delle telefonate in ingresso e in uscita, tramite il microfono dello smartphone. Inoltre, essendo dotata di funzione geofencing, ti dà la possibilità di fissare una “zona di confine” e di ricevere un alert se tuo figlio la oltrepassa.
Dato che si tratta di una delle migliori applicazioni spia attualmente sul mercato, è chiaro che le funzioni speciali non terminano qui. Questo applicativo integra infatti una serie di opzioni molto avanzate difficilissime da trovare altrove.
Per farti qualche esempio pratico, IkeyMonitor ti dà la possibilità di bloccare il cellulare o l’uso delle app dopo un certo periodo di tempo prestabilito, per limitare l’utilizzo del dispositivo da parte del ragazzo. Infine, grazie a questo programma è possibile ricevere tutte le notifiche via mail e registrare l’audio ambientale, tramite il microfono del telefonino.
- ADENSPY
Nel campo dei software di sorveglianza dei cellulari, AdenSpy sarà forse meno famoso rispetto agli altri, ma rappresenta un’assoluta garanzia di qualità. Questa app per controllare il cellulare dei figli, infatti, ti mette a disposizione una pletora di funzioni molto avanzate.
Facciamo ad esempio riferimento alla registrazione dell’audio ambientale tramite il microfono del telefono, così da capire dove si trova il ragazzino. Inoltre, questo programma per spiare riesce a captare le coordinate geografiche della posizione del ragazzo, come sempre attraverso il modulo GPS integrato nel telefono.
Le buone notizie non finiscono qui, perché AdenSpy.me ha una funzione probabilmente unica nel suo genere. Funziona infatti come una vera e propria telecamera di sorveglianza, ma speciale: nel senso che registra tutto ciò che accade sul display del cellulare, in modo tale da darti la possibilità di capire esattamente come lo usa tuo figlio.
Se ad esempio gli hai chiesto di non giocare coi videogiochi a scuola, o di non messaggiare con certi amici, grazie alla registrazione potrai sapere se ha rispettato o meno le tue regole.
- CERBERUS
Pur non essendo una vera e propria app spia, Cerberus è un applicativo fantastico per il controllo del cellulare dei figli. È diverso rispetto agli altri visti poco sopra, dunque richiede un po’ di tempo per essere impostato a dovere, così da farlo funzionare come “segugio” per monitorare i tuoi ragazzi (nasce, infatti, come app antifurto).
Al pari degli altri applicativi spia, Cerberus una volta installato opera in background, quindi è del tutto invisibile e impossibile da smascherare, anche se bisogna configurarlo selezionando l’opzione apposita.
Cosa fa nello specifico Cerberus? Le funzioni sono moltissime, e includono ad esempio la possibilità di controllare il cellulare in remoto, dunque a distanza. Così facendo, puoi leggere le conversazioni, visionare i file e in linee generali attivare qualsiasi funzione del dispositivo. Inoltre, si tratta di un vero e proprio tracker, di conseguenza è in grado di monitorare la posizione geografica del telefono tramite il GPS integrato del cellulare. Di riflesso, Cerberus è un’ottima app per controllare la posizione del cellulare dei tuoi figli.
- MOBILE FENCE
Come controllare il cellulare dei figli? Mobile Fence può darti una risposta di grande qualità, visto che integra un po’ tutte le funzioni viste in precedenza. Come suggerisce il suo stesso nome, questo applicativo spia è dotato di funzione geofencing: vuol dire che ti permette di impostare un “recinto virtuale” e di ricevere un avviso se il cellulare lo supera. Per farti un esempio concreto: sospetti che tuo figlio all’uscita dalla scuola entri in zone malfamate? Con questa funzione saprai sempre se supera i confini delle aree sicure, e potrai quindi agire di conseguenza.
Mobile Fence può essere considerata come una delle spy app più complete in assoluto, e ha alcune funzioni progettate specificatamente per il controllo degli adolescenti e dei bimbi.
Ti parliamo ad esempio della possibilità di limitare il loro uso dello smartphone, bloccando l’avvio delle applicazioni proibite e impedendo l’accesso ai siti web in lista nera. In secondo luogo, questo software spia è ovviamente capace di intercettare la posizione geografica del cellulare in qualsiasi momento. Infine, possiede una serie di tool di analisi che ti danno la possibilità di sapere con precisione matematica cosa fa il ragazzo con il suo telefono.
- LOOKOUT
Il controllo del cellulare dei figli è un’operazione che può contare su un altro protagonista di assoluta affidabilità, ovvero Lookout. Si tratta però di un applicativo più basilare rispetto agli altri visti oggi, basato essenzialmente sulla geo-localizzazione del telefonino e su una serie di funzionalità antifurto.
Naturalmente potrai utilizzarlo per controllare il ragazzino, usando così le varie funzionalità che ti mette a disposizione. Nello specifico, facciamo riferimento alla funzione per controllare le app in uso (App Monitor). Chiaramente non è possibile metterlo a confronto con gli altri, proprio perché possiede molte limitazioni.
Di contro, si tratta di una soluzione alternativa intelligente e funzionale, e inoltre è anche gratuita. Ad ogni modo, però, tutte le funzioni più interessanti sono disponibili soltanto a pagamento, sebbene il prezzo sia irrisorio rispetto alle altre app spia viste oggi.
Occorre ripetere che non si tratta di uno strumento professionale, visto che non permette di registrare le telefonate o di utilizzare il microfono del cellulare come microspia ambientale. Le altre funzioni sono poco interessanti per i tuoi scopi, come l’antivirus integrato e la possibilità di fare il backup dei dati del dispositivo.
LE APP PER LIMITARE L’ACCESSO AI CONTENUTI
Ora che sai come controllare il cellulare dei tuoi figli, compresa la posizione GPS, l’audio ambientale e i messaggi, potresti trovare interessanti altre app particolari.
Queste ultime non possono essere sempre considerate dei veri e propri applicativi spia, in quanto spesso vengono progettate per uno scopo specifico: limitare l’accesso ai contenuti di un certo tipo sul telefonino del ragazzo. Per farla breve, gli impediscono di aprire certi siti o certe app, insieme ad altre funzionalità interessanti.
Spazio Bimbi Parental Control: disponibile solo per Android, questa app impedisce l’accesso alle applicazioni e ai siti che hai messo in black list. Inoltre, consente di bloccare le chiamate e la ricezione dei messaggi, insieme alla possibilità di settare un timer per bloccare il funzionamento del dispositivo dopo un certo lasso di tempo.
Kid’s Shell: si tratta di un vero e proprio scudo per proteggere la privacy dei ragazzi. Nella fattispecie, permette l’uso esclusivamente delle app approvate dai genitori, e lo stesso vale per l’accesso ai siti web. In pratica, crea una vera e propria comfort zone dalla quale il bambino non potrà uscire.
Qustodio: questo applicativo è stato progettato per impedire come sempre l’accesso del ragazzino ai contenuti che consideri non adatti a lui. Inoltre, ti dà la possibilità di monitorare le sue attività sui social, di geolocalizzare il telefonino, di bloccare le chiamate e di controllarle. In sintesi, una vera e propria “custodia” per la loro sicurezza.
Norton Family: la nota software house specializzata in antivirus ha realizzato una app spia ricca di moltissime funzioni interessanti. Norton Family ti permette ad esempio di controllare la messaggistica del ragazzo, la cronologia del browser (quindi i siti che visita), i social e molto altro ancora.
KidLogger: altro giro, altra corsa, altro sistema per capire come controllare il cellulare dei figli. KidLogger ti consente di monitorare le attività del ragazzino sui social network, le applicazioni utilizzate e il tempo passato al cellulare. Purtroppo si tratta di un semplice monitor, quindi non possiede alcuna funzione per bloccare le attività sgradite o per impedire l’accesso a siti o app specifiche.
AppLock: AppLock, al contrario, è un software che nasce appositamente per bloccare certe attività svolte dal ragazzo sul proprio telefono. Per farti alcuni esempi concreti, l’applicativo in questione ti permette di impostare un blocco d’accesso alla email, ai contenuti multimediali, al web e ai social network.
Screen Time Parental Control: chiudiamo questa lunga lista di app per controllare il cellulare dei tuoi figli con Screen Time Parental Control. Grazie a questo programma potrai verificare per quanto tempo usa il cellulare, quali sono le app che utilizza e la cronologia del browser.
CONTROLLO DEL CELLULARE DEI FIGLI GRATIS: È POSSIBILE?
Alcune app molto basiche ti mettono a disposizione certe funzioni gratuitamente, ma queste ultime sono quasi inutili per il controllo del cellulare dei figli. Le applicazioni che nascono per questo scopo, infatti, sono molto più complesse e a pagamento.
Potrai sempre approfittare di un periodo di prova gratuito per vedere se ti piacciono e come funzionano, ma alla scadenza (se vorrai continuare ad usarle) dovrai pagarle. Ti assicuriamo però che ne vale la pena, perché la sicurezza dei bambini non ha prezzo.
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Truffe online, revenge porn e pedopornografia: la selve del web vista dalla Postale
Nel 2022 la Polizia Postale è stata chiamata a far fronte a continue e sempre più evolute sfide investigative sulle macro-aree di competenza, in particolare negli ambiti della prevenzione e contrasto alla pedopornografia online, della protezione delle infrastrutture critiche di rilevanza nazionale, del financial cybercrime e di quelle relative alle minacce eversivo-terroristiche, riconducibili sia a forme di fondamentalismo religioso che a forme di estremismo politico ideologico, anche in contesti internazionali.
Centro Nazionale per il Contrasto alla Pedopornografia Online
(C.N.C.P.O.)
In uno scenario nel quale la continua evoluzione tecnologica influenza ogni azione del nostro vivere quotidiano, lo sforzo della Polizia Postale e delle Comunicazioni nell’anno 2022 è stato costantemente indirizzato alla prevenzione e al contrasto della criminalità informatica in generale, con particolare riferimento ai reati in danno di minori.
Il Centro Nazionale per il Contrasto alla Pedopornografia Online (C.N.C.P.O.) nel 2022 ha confermato il suo ruolo di punto di riferimento e di coordinamento nazionale dei Centri Operativi Sicurezza Cibernetica (COSC) della Polizia Postale nella lotta alla pedofilia e pornografia minorile online.
L’analisi dei dati relativi all’anno di riferimento ha confermato la lieve diminuzione dei casi trattati già evidenziata nella rilevazione di medio termine. La flessione negativa dei dati è stata riscontrata anche in riferimento al numero delle segnalazioni provenienti da organismi internazionali attivi nella protezione dei minori in rete. L’impegno profuso dalla Specialità si è concentrato nel reprimere episodi di particolare gravità, con l’effetto rilevabile di evidenziare un maggior numero di individui sottoposti a pene detentive.
Nell’ambito poi delle segnalazioni relative alla pubblicazione di contenuti pedopornografici su social network, si è evidenziato un fenomeno per il quale veniva intaccata la reputazione dei vari titolari di profili social attraverso la pubblicazione di materiale scabroso di natura pedopornografica con accessi abusivi massivi a profili privati di ignari cittadini e di persone dotate di rilevanza mediatica, politica o di altra natura.
La fine dell’emergenza sanitaria, con la progressiva ripresa delle attività nella direzione di un recupero della normalità, potrebbe aver contribuito a ridurre l’isolamento sociale, facendo rilevare nel 2022 una riduzione della circolazione globale di materiale pedopornografico su circuiti internazionali, che non ha però inciso sull’attività di contrasto. Infatti, è stato registrato un aumento dei soggetti individuati e deferiti per violazioni connesse ad abusi in danno di minori.
In particolare, nell’ambito dell’attività di contrasto coordinata su scala nazionale dal C.N.C.P.O. sono stati trattati complessivamente 4.542 casi, che hanno consentito di indagare 1.463 soggetti, di cui 149 tratti in arresto per reati connessi alla materia degli abusi tecnomediati in danno di minori, con un aumento di persone tratte in arresto di circa il +8% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Per quanto concerne l’attività di prevenzione svolta dal C.N.C.P.O. attraverso una continua e costante attività di monitoraggio della rete, sono stati visionati 25.696 siti, di cui 2.622 inseriti in black list e oscurati, in quanto presentavano contenuti pedopornografici.
PEDOPORNOGRAFIA E ADESCAMENTO ONLINE | 2021 | 2022* | Variazione percentuale |
Persone indagate | 1.419 | 1.463 | +3% |
Siti in Black List | 2.543 | 2.622 | +3% |
* – dati rilevati il 27/12/2022 |
Adescamento online
Nel periodo di riferimento sono stati trattati 424 casi per adescamento online: anche quest’anno la fascia dei preadolescenti (età 10-13 anni) è quella più coinvolta in interazioni sessuali tecnomediate, 229 rispetto al totale.
Continua a preoccupare il lento incremento dei casi relativi a bambini adescati di età inferiore ai 9 anni, trend che è diventato più consistente a partire dalla pandemia. Social network e videogiochi online sono i luoghi di contatto tra minori e adulti più frequentemente teatro delle interazioni nocive, a riprova ulteriore del fatto che il rischio si concretizza con maggiore probabilità quando i bambini e i ragazzi si esprimono con spensieratezza e fiducia, nei linguaggi e nei comportamenti tipici della loro età.
Cyberbullismo
Si registra una leggera flessione anche dei casi di cyberbullismo che può essere interpretata come effetto della normalizzazione delle abitudini dei ragazzi: non si può escludere che il ritorno ad una vita sociale priva di restrizioni abbia avuto un’influenza positiva sulla qualità delle interazioni sociali, delle relazioni tra coetanei e che la costanza dell’opera di sensibilizzazione svolta dalla Polizia Postale, presso le strutture scolastiche, abbia mantenuto alta l’attenzione degli adulti e dei ragazzi stessi sulla necessità di agire responsabilmente e correttamente in rete.
Nel periodo di riferimento sono stati trattati 323 casi di cyberbullismo.
CYBERBULLISMO | 2021 | 2022* |
Casi trattati vittime 0-9 anni | 27 | 17 |
Casi trattati vittime 10-13 anni | 112 | 87 |
Casi trattati vittime 14-17 anni | 319 | 219 |
TOTALE | 458 | 323 |
* – dati rilevati il 27/12/2022 |
2021 | 2022* | |
Minori denunciati per Cyberbullismo | 117 | 128 |
* – dati rilevati il 27/12/2022 |
È un fenomeno che di solito colpisce gli adulti in modo violento e subdolo, fa leva su piccole fragilità ed esigenze personali, minacciando, nel giro di qualche click, la tranquillità delle persone.
Recentemente le sextortion stanno interessando sempre più spesso vittime minorenni, con effetti lesivi potenziati: la vergogna che i ragazzi provano impedisce loro di chiedere aiuto ai genitori o ai coetanei di fronte ai quali si sentono colpevoli di aver ceduto e di essersi fidati di perfetti e “avvenenti” sconosciuti.
La sensazione di sentirsi in trappola che sperimentano le vittime è amplificata spesso dalla difficoltà che hanno nel pagare le somme di denaro richieste. Nel corso dell’anno sono stati trattati 130 casi, la maggior parte dei quali nella fascia 14-17 anni, più spesso in danno di vittime maschili.
Centro Nazionale Anticrimine per la Protezione delle Infrastrutture Critiche
(C.N.A.I.P.I.C.)
Nell’esercizio della propria missione istituzionale, il Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni – Organo del Ministero dell’interno per la sicurezza delle telecomunicazioni garantisce, fra l’altro, ai sensi dell’art. 7 bis DL 144 del 2005 e del D.M. 15 agosto 2017 – Direttiva sul riordino dei comparti di Specialità delle Forze di Polizia – la protezione delle infrastrutture critiche informatizzate del Paese.
Nell’attuale e particolare contesto internazionale, l’escalation delle tensioni geopolitiche connesse al conflitto in Ucraina continua ad avere significativi riverberi anche in materia di sicurezza cibernetica. Risultano, infatti, in corso campagne massive a livello internazionale dirette verso infrastrutture critiche, sistemi finanziari e aziende operanti in settori strategici quali comunicazione e difesa, tra le quali figurano campagne di phishing, diffusione di malware distruttivi (specialmente Ransomware), attacchi Ddos, campagne di disinformazione e leak di database. Inoltre, alcuni tra i più pericolosi gruppi di hacker criminali hanno deciso di schierarsi a favore della Russia, altri con l’Ucraina, prendendo di fatto parte al conflitto nel c.d. “dominio cibernetico”.
In tal senso, come noto, il conflitto russo-ucraino ha comportato una recrudescenza nell’attività di attori ostili, connotati per l’esecuzione di attacchi ransomware – volti a paralizzare servizi e sistemi critici mediante la cifratura dei dati contenuti – campagne DDoS, volti a sabotare la funzionalità di risorse online e, soprattutto, attacchi di tipo ATP (Advanced Persistent Threat), condotti da attori ostili di elevato expertise tecnico, in grado di penetrare i sistemi più strategici mediante tecniche di social engineering o sfruttamento di vulnerabilità, al fine di garantirsi una persistenza silente all’interno dei sistemi a scopo di spionaggio o successivo danneggiamento.
La proliferazione di gruppi ostili, si è attuata poi mediante il ricorso a crew hacker di c.d. crime as a service, ordinariamente attive nel fornire supporto tecnologico ad attori criminali ed oggi sempre più contigue a gruppi di ascendenza statuale.
In particolare, il Servizio polizia postale ha implementato l’attività informativa e di monitoraggio ad ampio spettro, esteso anche al dark web, attivando canali di diretta interlocuzione dedicati allo scenario in atto con Europol, oltre che con Interpol e FBI, con l’obiettivo di elevare il livello di attenzione con particolare riguardo al settore economico/finanziario, tradizionalmente oggetto di interesse da parte di compagini criminali con connotazione state sponsored.
Il Centro Nazionale Anticrimine Informatico per la Protezione delle Infrastrutture Critiche (CNAIPIC), attraverso dedicati alert ha diffuso indicatori di compromissione e avvisi di informazione di sicurezza alle infrastrutture informatiche dicasteriali, alle infrastrutture critiche nazionali e ai potenziali target di azioni ostili, individuati attraverso la permanente attività informativa assicurata dal Centro.
I Centri Operativi per la Sicurezza Cibernetica della Polizia Postale hanno svolto adeguati servizi di monitoraggio e analisi, condividendo ogni evidenza utile in relazione al quadro internazionale in parola.
L’attività del CNAIPIC del Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni, oltre agli approfondimenti investigativi, si è tradotta nell’analisi tecnica della minaccia, volta all’elaborazione di informazioni di sicurezza preventiva, nonché nel supporto operativo alle infrastrutture attaccate, che hanno contribuito al ritorno alla piena operatività dei sistemi informatici colpiti.
Attacchi infrastrutture critiche ad istituzioni, aziende e privati | 2021 | 2022* | Variazione percentuale |
Attacchi rilevati | 5.434 | 12.947 | +138% |
Persone indagate | 187 | 332 | +78% |
Alert diramati | 110.524 | 113.226 | +2% |
Richieste di cooperazione HTC | 60 | 77 | +28% |
* – dati rilevati il 27/12/2022 |
SEZIONE OPERATIVA
Nell’ambito delle competenze della Polizia Postale si segnala il rafforzamento dell’attività di prevenzione attraverso il monitoraggio attivo della rete e un’articolata attività di contrasto alle truffe online con 3541 persone deferite all’Autorità Giudiziaria, in particolare nel settore dell’e-commerce e market place.
Truffe OnLine | 2021 | 2022* | Variazione percentuale |
Casi trattati | 15.083 | 15.508 | +3% |
Persone indagate | 3.403 | 3.541 | +4% |
Somme sottratte | € 73.245.740 | € 115.457.921 | +58% |
* – dati rilevati il 27/12/2022 |
Nell’ambito delle truffe sul web anche nel corso del 2022, importante l’incremento degli illeciti legati al fenomeno del trading online (3.020 i casi trattati, 130 le persone), con l’aumento del numero di portali che propongono programmi speculativi, apparentemente redditizi, e l’utilizzo di tecniche molto sofisticate per contattare le vittime. L’attività investigativa, qualora la denuncia sia tempestiva, prevede l’immediata attivazione dei canali di Cooperazione Internazionale di Polizia, con la richiesta del blocco urgente delle somme versate e l’espletamento di accertamenti sui flussi finanziari normalmente destinati all’estero.
Proprio per dare maggior impulso alle indagini che vedono coinvolti cittadini stranieri, la Sezione Operativa della Polizia Postale, nel corso dell’anno 2022, ha attivato 260 richieste di cooperazione internazionale attraverso il canale Europol che, in più di un’occasione, si sono rivelate determinanti per l’individuazione degli autori dei reati investigati.
Particolare attenzione è rivolta inoltre ai fenomeni del revenge porn, con 244 casi trattati (di cui 34 in danno di minori) e 71 persone denunciatee delletruffe romantiche, con 442 casi trattati (di cui 4 in danno di minori) e 103 persone denunciate, spesso sommersi in quanto caratterizzati da un forte coinvolgimento emotivo che induce la vittima a non denunciare.
Sono stati 15 i casi di Codice Rosso che hanno visto la Polizia Postale impegnata attivamente nel contrasto dei reati contro la persona commessi attraverso la rete.
Reati contro la personaperpetrati OnLine1 | 2021 | 2022* |
Casi trattati | 10.297 | 9.278 |
Persone indagate | 1.693 | 1.167 |
1 – Stalking / diffamazione online / minacce / revenge porn /molestie / sextortion / illecito trattamento dei dati /sostituzione di persona / hate speech / propositi suicidari* – dati rilevati il 27/12/2022 |
Specifiche iniziative sono state rivolte all’attività di prevenzione e contrasto al fenomeno degli atti intimidatori nei confronti della categoria dei giornalisti e servizi di monitoraggio dei canali di diffusione, costituiti da siti web, piattaforme di digitali, profili e pagine presenti sui social network più noti (Facebook, Twitter, Instagram, Telegram, Pinterest e Youtube), finalizzati ad arginare la diffusione del linguaggio d’odio (hate speech).
La Sezione Operativa è stata impegnata anche nell’individuazione di proposte di vendita online di prodotti contraffatti o all’utilizzo illecito di segni distintivi dei marchi registrati, per la tutela del c.d. italian sounding.
Il monitoraggio di siti e spazi web (blog, gruppi social e siti dedicati) dediti a giochi e scommesse clandestine è un’altra attività operativa particolarmente seguita dalla Polizia Postale e delle Comunicazioni, sia per contrastare la diffusione irregolare o illegale, che per tutelare gli interessi dei consumatori, specie se minori d’età: numerosi sono i siti con sedi legali presso paesi esteri, che operano in Italia anche se privi della prevista autorizzazione per poter esercitare legalmente la raccolta di scommesse.
Nel corso del 2022 sono state implementate anche le attività di monitoraggio relative alla vendita online di tabacchi, sigarette elettroniche e liquidi da inalazione in rete, su siti sprovvisti delle relative autorizzazioni da parte dell’Agenzia delle Dogane e Monopoli.
In ultimo, ma comunque di primaria importanza, è stata l’attività rivolta all’individuazione di quelle persone che, sfruttando principalmente la cassa di risonanza che i social media offrono, hanno manifestato intenti suicidari in conseguenza dei quali sono state attivate tutte le procedure necessarie per la salvaguardia delle persone coinvolte con l’ausilio degli uffici di polizia competenti territorialmente (64 le segnalazioni veicolate attraverso il Commissariato di P.S. OnLine e 51 gli interventi eseguiti sul territorio dalla Polizia Postale e delle Comunicazioni ).
CYBERTERRORISMO
Nel corso degli ultimi anni, il continuo e vertiginoso incremento dell’utilizzo delle piattaforme di comunicazione online, social network e di applicazioni di messaggistica istantanea, ha determinato un’allarmante diffusione di contenuti propagandistici riconducibili al terrorismo, ad una platea pressoché illimitata, sia di matrice islamista (jihadista, ISIS, Al Qaeda, Al Shabaab ed altre articolazioni locali), sia di formazioni suprematiste di estrema destra (neonazismo, neofascismo, tifoserie strutturate), nonché di estrema sinistra (movimenti di lotta armata, anarco/insurrezionalisti, antagonisti).
Cyberterrorismo1 | 2021 | 2022* |
Casi trattati | 1.321 | 1.193 |
Persone indagate | 80 | 66 |
Spazi virtuali monitorati | 126.998 | 173.306 |
1– Estremismo internazionale religioso / estremismo razziale, antagonista ed anarchico* – dati rilevati il 27/12/2022 |
In tale ambito, la Polizia Postale garantisce sia l’esecuzione di una costante attività di monitoraggio investigativo della rete e dei canali di messaggistica istantanea, per l’identificazione e il deferimento all’Autorità Giudiziaria dei responsabili della diffusione dei contenuti illeciti, sia un costante scambio informativo con la Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione competente in materia di contrasto al terrorismo.
Trattandosi, in particolare, di un fenomeno di carattere transnazionale, sia per la natura internazionale del fenomeno che per la stessa connaturata struttura della rete, risulta imprescindibile l’attivazione efficiente degli strumenti della cooperazione sovranazionale, soprattutto per la condivisione di informazioni che, collegate a situazioni peculiari interne, riescono ad apportare un indiscusso valore aggiunto alle attività di prevenzione messe in atto dalle diverse forze di polizia nazionali.
In ambito europeo, proprio al fine di garantire la cooperazione internazionale, il Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni rappresenta il punto di contatto nazionale dell’Internet Referral Unit (IRU) di Europol, Unità preposta a ricevere dai Paesi Membri le segnalazioni relative ai contenuti terroristici diffusi in rete e di orientarne l’attività.
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Sharenting e cyberbullismo: come evitare che le immagini dei tuoi figli alimentino il bullismo
Nell’epoca dell’iperconnessione digitale è difficile – se non impossibile – restare impassibili dinnanzi alla rivoluzione tecnologica che ha travolto la quotidianità di adulti, giovani e bambini. Dispositivi mobile, social network e web hanno rivoluzionato il modo di proporre e fruire i contenuti rispetto ai media tradizionali, ridefinendo il ruolo dell’utente che non è più un semplice spettatore ma è diventato un attore protagonista capace di interagire e partecipare alla loro stessa creazione. Questa ennesima rivoluzione ha però innescato una pericolosa sovraesposizione mediatica che merita di essere approfondita: essere connessi 24 ore al giorno per 7 giorni su 7 può avere anche degli effetti collaterali negativi, soprattutto su adolescenti e bambini. Infatti, l’utilizzo di smartphone e di tutti i dispositivi mobile senza limitazioni ha portato alla nascita di alcuni pericolosi fenomeni come lo sharenting, il cyberbullismo, il sexting o il revenge porn. Durante la pandemia e il lockdown è stato registrato un incremento del tempo di utilizzo di tutti i dispositivi mobili/strumenti digitali che è coinciso con un aumento di questi pericolosi fenomeni. Per genitori, insegnanti ed educatori è diventato prioritario intervenire tempestivamente per sostenere gli adolescenti e, in generale, i più piccoli che rischiano di diventare vittime inconsapevoli di queste minacce perpetrate attraverso la Rete.
Cosa è lo sharenting e perché andrebbe evitato
Tra tutti questi pericoli, un fenomeno merita di essere approfondito: si tratta dello sharenting. Meno conosciuto rispetto ai sopracitati cyberbullismo, sexting e revenge porn ma altrettanto pericoloso, si tratta di un fenomeno in grande crescita. Sharenting è un neologismo inglese che nasce dalla fusione dei termini sharing (condivisione) e parenting (genitorialità) e fa riferimento alla condivisione in Rete o attraverso le piattaforme social di contenuti riguardanti i propri figli da parte degli stessi genitori.
Fin qui sembrerebbe tutto normale o quasi: che c’è di male a condividere sulla bacheca di Facebook qualche immagine del proprio bambino o un breve video su WhatsApp del compleanno della propria figlia? Lo sharenting viene utilizzato dagli esperti per descrivere certi comportamenti al limite del morboso tenuti da alcuni genitori (c’è anche la variante grand-sharenting che riguarda i nonni) che si divertono a condividere foto, video e qualsiasi aspetto della vita dei propri figli/figlie sui canali social alla ricerca di un po’ di visibilità e di follower. I dispositivi mobile e, più in generale la tecnologia digitale, sembrano incoraggiare questo fenomeno nell’era della “vetrinizzazione sociale”. Non c’è molta differenza tra mamme e papà: questo fenomeno di carattere narcisista sembra colpire in modo indiscriminato tutti e due i sessi e non fa sconti a nessuno. Ricordi intimi e momenti speciali vengono così sacrificati sull’altare di una condivisione senza alcun freno e filtro alla ricerca dell’ennesimo Like o di qualche nuovo follower da aggiungere alla propria lista. Un comportamento irresponsabile che può innescare altri pericolosi fenomeni come, per esempio, quello del cyberbullismo.
I genitori narcisisti, una categoria in grande crescita
Caro genitore ti sei mai chiesto dove vanno a finire le foto e i video che condividi ogni giorno nelle chat di WhatsApp o nella bacheca di Facebook? I tuoi bambini (anche quelli più grandicelli) fanno fatica a comprendere che cosa sia un’identità digitale. Tu, invece, dovresti sapere che cosa significa e capire che condividere le loro emozioni/ricordi attraverso foto, audio o video a perfetti sconosciuti è un comportamento irresponsabile. Non dimenticare, mai, che qualsiasi cosa pubblichi in Rete, purtroppo, resterà in Rete. Forse avrai già sperimentato quanto sia difficile far sparire le foto della tua bambina di 4 anni che fa i castelli di sabbia al mare dalle bacheche di Facebook o Instagram. Forse non lo sai o non te ne sei mai accorto ma le immagini che ti diverti a condividere con la tua cerchia di fedelissimi follower, spesso, finiscono in siti pedopornografici o vengono scambiate in altri particolari social network da malintenzionati. Perché caro genitore, le foto e i video che condividi nascondono “preziose informazioni” sulle abitudini tue e della tua famiglia e possono essere usate da cyber criminali/predatori per scopi criminosi. Attraverso i metadati –informazioni aggiuntive incluse nel file – i malintenzionati possono ricavare preziose informazioni come la posizione geografica, la data e l’ora in cui è stata scattata la foto e capire per esempio qual è il tuo abituale percorso casa/lavoro e persino risalire al tuo indirizzo di casa e altro ancora. Non ti stupirà sapere che negli Stati Uniti più del 90% dei bambini di età inferiore ai 2 anni ha già una propria identità digitale, mentre in Gran Bretagna molti bambini dispongono di interi set fotografici pubblicati online prima ancora di aver compiuto i cinque anni d’età. Uno studio commissionato da alcune università italiane ha poi rivelato che due adolescenti su cinque non sanno di avere un profilo/account visibile a chiunque. E soprattutto hanno il terrore di scoprire quello che hanno pubblicato i loro genitori sui social network fin dalla loro tenera età. La mancanza di una barriera o di un filtro tra sfera pubblica e privata può rivelarsi qualcosa di sconvolgente per gli adolescenti: lo “sharenting” per loro può rivelarsi un’esperienza a dir poco traumatizzante.
Lo sharenting può innescare il cyberbullismo
La sovraesposizione mediatica a cui sottoponi in modo inconsapevole i tuoi bambini potrebbe avere delle pesanti ripercussioni sulla loro crescita: prima di pubblicare qualsiasi contenuto che riguardi la tua prole, dovresti chiedere il loro permesso. È importante creare un dialogo aperto e sincero con i tuoi figli e stabilire le cosiddette regole di ingaggio: per esempio, quale tipo di post/contenuto puoi condividere e con chi. Come ti ho spiegato in precedenza, la condivisione sul web e sulle piattaforme social di una foto o di un breve video può sfuggire facilmente al tuo controllo: oltre a diventare materiale pedopornografico, può essere usato come esca per adescare altri adolescenti in Rete (il fenomeno del “grooming” è in forte crescita) e persino dai cyberbulli per prendere in giro i tuoi ragazzi/ragazze. Infatti, uno degli aspetti che i genitori tendono a sottovalutare maggiormente è la web reputation: foto e video di un certo tipo potrebbero creare un certo imbarazzo ai tuoi figli con i loro compagni di scuola e coetanei, oltre a creare qualche problema in futuro quando cercheranno lavoro. Il fenomeno del cyberbullismo è strettamente correlato a quello dello sharenting: infatti, sfruttando l’anonimato garantito dalla Rete, i cyberbulli dopo essere entrati in possesso delle foto o dei video che hai pubblicato per anni attraverso i social network possono divertirsi a prendere in giro i tuoi figli, tormentandoli con commenti cattivi, messaggi e chiamate imbarazzati oppure manipolando i contenuti che hanno postato o pubblicando delle informazioni false su di loro e altro ancora. L’anonimato della Rete garantisce al cyberbullo una certa sicurezza e protezione e può spingerlo a comportamenti ancor più aggressivi e violenti, che possono provocare nelle vittime un trauma profondo e tanta sofferenza. Il cyberbullismo è tutto questo e molto di più.
Come limitare il rischio di cyberbullismo
Non c’è nulla di sbagliato nel voler condividere con i propri amici e parenti qualche scatto della propria vita famigliare, ma bisogna farlo con grande attenzione. La prima regola da seguire è piuttosto semplice: ogni genitore dovrebbe utilizzare i social network e il web con maggiore consapevolezza e, soprattutto, prestare attenzione alla privacy e al trattamento dei dati personali dei siti/servizi che vengono utilizzati. Oltre a conoscere le varie policy, un genitore dovrebbe evitare di condividere pubblicamente troppe informazioni sulla propria famiglia. Per esempio, evita di inserire il nome completo dei tuoi figli nei post che pubblichi ed altre preziose informazioni (dove abiti o quante persone compongono il tuo nucleo famigliare); non condividere mai la posizione geografica e la data negli scatti che posti; da evitare assolutamente gli scatti troppo personali/intimi. Quando decidi di pubblicare qualcosa sui tuoi figli pensaci non una ma dieci volte: i tuoi bambini, infatti, non possono dire no a quello che stai facendo. Pubblicare una foto dei tuoi figli in una certa posa o con un determinato abbigliamento può essere pericoloso: ricordati che il cyberbullismo può avere un grave impatto sulla loro salute mentale e sul loro futuro. Per frenare lo sharenting e fugare ogni possibile rischio di cyberbullismo, la strada è una sola: la prevenzione. Adulti e giovani devono essere sensibilizzati a un utilizzo consapevole gli strumenti tecnologici che hanno a disposizione e al rispetto delle regole della convivenza civile: solo in questo modo si potranno contrastare e debellare queste piaghe sociali.
Non dimenticare, infine, che oltre ai rischi citati, pubblicando immagini senza consenso dei tuoi figli rischi di minare il rapporto di fiducia che hai con loro. Soprattutto quando diventano adolescenti, chiedi sempre loro se desiderano che scatti e video fatti insieme siano pubblicati, e rispetta la loro opinione. Anche perché potresti rischiare di trovarti di fronte a un giudice nell’aula di tribunale, come è successo a una mamma mantovana nel 2017, e a tanti altri genitori in tutto il mondo.
AutoreGianluigi Bonanomi è un giornalista hi-tech e formatore sulla comunicazione digitale. Dopo la laurea con tesi sulle relazioni on-line nel 2001, ha lavorato per una dozzina d’anni nel settore dell’editoria informatica (soprattutto per Computer Idea). Ha scritto diversi saggi e manuali sulla tecnologia, compresi due libri per genitori: “Navigazione familiare” e “Prontuario per genitori di nativi digitali”. Ha lanciato il primo podcast italiano su genitorialità e tecnologia. Attualmente si occupa di formazione sui temi del digitale. Sito Web: www.gianluigibonanomi.com |
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